Strutture e servizi fondamentali per i bambini, le famiglie, le intere comunità. Che a volte corrono il rischio di chiudere, a causa del ridotto numero di bimbi, o perché si trovano in aree territoriali disagiate o fragili, come quelle montane, interne e alluvionate.
Per prevenire e superare queste situazioni, la Regione Emilia-Romagna, su proposta dell’assessorato alla Scuola e Politiche per l’infanzia, ha deciso di garantire il proprio sostegno ai territori con un bando triennale, prevedendo 500mila euro per ciascuna annualità, finalizzato a progetti di consolidamento, riorganizzazione e adeguamento dei servizi scolastici ed educativi per la fascia di età 0-6 anni, in particolare attraverso soluzioni innovative e sperimentali. Il bando è rivolto proprio ai Comuni e alle Unioni di Comuni a rischio spopolamento: montani, situati nelle aree interne o colpiti da eventi critici, come quelli alluvionali di maggio 2023 e settembre 2024 per cui è stato dichiarato lo stato di emergenza dal Governo.
Pubblicato lo scorso agosto, si è chiusa in questi giorni la prima “finestra” del bando (seconda scadenza 14 maggio 2026 e ultima 19 novembre 2026) con l’approvazione dei progetti finanziabili e l’assegnazione da parte della Regione di oltre 300mila euro per gli anni 2025, 2026 e 2027 ai cinque Comuni che avevano presentato domanda nei tempi stabiliti (25 settembre) e rispettando i criteri previsti: Budrio (Bo) a cui andranno 60.659 euro; Molinella (Bo) 99.476 euro; Frassinoro (Mo) 63.898; Monchio delle Corti (Pr) 43.475 euro; Morfasso (Pc) 47.180 euro. In totale si tratta di 314.688 euro, di cui 79.077 nel 2025, 153.571 nel 2026 e 82.040 nel 2027.
“Una promessa fatta e mantenuta- commenta l’assessora regionale alla Scuola, Politiche per l’infanzia e Welfare, Isabella Conti-. Per la prima volta abbiamo deciso di inserire nel bilancio di quest’anno, confermando la misura anche per i prossimi anni, questo tipo di sostegno, e ne siamo orgogliosi e felici: siamo riusciti a rispondere, in modo concreto e in tempi brevi, a un bisogno molto sentito ed espresso dal territorio. L’obiettivo è quello di sostenere servizi indispensabili per bambini e famiglie ma anche per quei territori fragili e bellissimi in cui i cittadini hanno il diritto di restare. In contesti come quelli interessati dal bando se chiude una scuola si spezza il futuro, i progetti di vita vengono traditi, la democrazia indebolita. La Regione Emilia-Romagna non lo permette”.
“Offrire opportunità educative e scolastiche di qualità ai bambini nella fascia di età 0-6- aggiunge Conti- significa prevenire le diseguaglianze educative e sociali, contrastare lo spopolamento, sostenere le famiglie e favorire la conciliazione dei tempi di vita e lavoro, in particolare delle donne. Condizioni che a maggior ragione per i territori in situazioni di svantaggio come quelli delle aree montane, interne o alluvionate, la Regione vuole garantire con tutti gli strumenti in suo possesso. Questo bando porta con sé un duplice valore: investire su servizi innovativi e di qualità per i bambini e le bambine e sostenere economicamente gli Enti locali, che spesso non hanno, da soli, le risorse necessarie per mantenere questi presidi e realizzare nuovi progetti, andando anche a favorire l’attrattività di quei territori”.
Il bando regionale
Il bando prevedeva il sostegno a progetti volti a due tipi di intervento: conversione, riorganizzazione e adeguamento di servizi educativi/scuole dell’infanzia già esistenti nel territorio, anche in funzione della creazione di Poli per l’infanzia, con la possibilità di arricchirli attraverso progetti innovativi che coinvolgano e valorizzino il terzo settore, l’associazionismo locale e le risorse della comunità; oppure la realizzazione o il sostegno a servizi e attività di socializzazione, laboratoriali, ricreative e culturali, in complementarità e integrazione con i servizi educativi e le scuole dell’infanzia già presenti, finalizzati a garantire adeguata copertura oraria, continuità della frequenza e flessibilità nell’accesso e al contempo assicurare la sostenibilità e il mantenimento dei servizi, anche a fronte del ridotto numero di bambini iscritti.
Ai Comuni, in particolare di piccole dimensioni, veniva data la possibilità di attivare convenzioni per consentire la frequenza anche a bambini/e non residenti; tra le azioni finanziabili, in relazione alle esigenze territoriali, l’acquisto di attrezzature e arredi specifici per lo svolgimento delle attività progettate e la realizzazione di interventi edilizi per adattare i locali alle funzioni da svolgere, se finalizzate al raggiungimento degli obiettivi del bando.





