Si appesantisce, pur senza assumere contorni tragici, la situazione tra PMI e sistema bancario rilevate dall’Osservatorio della crisi costituto da CNA Modena per valutare l’impatto delle perturbazioni finanziarie sulle imprese del nostro territorio.
Nei primi 15 giorni di ottobre, infatti, si è assistito ad un complessivo deterioramento delle disponibilità e delle condizioni praticate alle imprese. In particolare, per ciò che riguarda i nuovi crediti, nell’ambito dell’anticipo fatture – una modalità a cui le imprese strutturate fanno ricorso per monetizzare rapidamente le vendite alla clientela – si assiste ad una diminuzione delle disponibilità bancarie, mentre rimangono stabili gli spread (cioè il guadagno, in termini di maggior tasso di interesse, che le banche applicano a parametri di riferimento fissi come l’Euribor).
La stessa situazione si riflette nelle operazioni di liquidità, salvo, in questo caso, l’evidenziazione di un peggioramento anche per ciò che riguarda i tempi di risposta degli istituti di credito.
Se, invece, si sposta l’analisi sui nuovi crediti a medio lungo termine (superiori, cioè, ai 18 mesi), in tema di consolidamento dei debiti a breve si assiste non solo ad una riduzione delle disponibilità bancarie, ma anche un aumento degli spread. In altre parole, per queste operazioni di conversioni di prestiti a breve termini in prestiti a lungo termine, non solo si incontrano maggiori difficoltà, ma anche costi più elevati.
Stabile invece la situazione dei prestiti a fronte di investimenti in immobili, mentre per ciò che riguarda i fondi richiesti per far fronte ad investimenti in impianti e macchinari, complice la debole situazione economica, le banche fanno pesare il maggior rischio aumentando lo spread. Una situazione che si ritrova anche nelle operazioni di leasing sia immobiliare che strumentale.
Più rosea, invece, la situazione per ciò che riguarda i crediti in essere. In questo caso, infatti, non risultano significative richieste di rientro o revoche, anche se si segnalano un andamento maggiore rispetto alla norma di ritardi e non meglio precisati problemi.
“Si tratta di una situazione – commenta Luigi Mai, presidente di CNA Modena – che penalizza in particolare settori come l’edilizia, che più dipendono da nuove operazioni a lungo termine.
Ma a preoccupare – continua Mai – è anche l’andamento dei costi, soprattutto per ciò che riguarda gli spread, vale a dire i differenziali applicati dalle banche, in continuo aumento. Una tendenza che contrasta con l’andamento di parametri importanti come i tassi interbancari – che negli ultimissimi giorni, grazie agli interventi internazionali, si sono decisamente mossi al ribasso – e con il record di raccolta allo sportello messo a segno dalle banche nelle prime due settimane di ottobre. Segnali che testimonierebbero un miglioramento della situazione di liquidità delle banche a cui, però, non ha fatto seguito una contemporanea riduzione del costo del denaro pagato dalle imprese.
Una recente indagine su dati di BANKITALIA – osserva ancora Mai – ha messo in evidenza come l’industria produca 100 euro di Pil con 98 euro di indebitamento, mentre all’artigianato per ottenere lo stesso risultato bastano 29 euro. Ciò significa che, più di altri operatori economici, l’artigiano è capace di trasformare il credito che riceve in produzione reale. Sarebbe davvero paradossale se questo settore produttivo, che vale oltre il 26% del valore aggiunto del nostro Paese e che è titolare di oltre il 15% degli occupati, vedesse non solo ridursi questi 29 euro, ma anche diventare più cari”.
In questo senso il Presidente di CNA cita il Governatore di BANKITALIA Mario Draghi, invitando le banche a contemplare parametri diversi dall’Euribor, più esposto di altri alle speculazioni e alle turbolenze di mercato, per definire i tassi d’interesse applicati sui prestiti.
E’ evidente che il tessuto sano e vitale delle piccole imprese e degli artigiani italiani rappresenta una leva fondamentale da cui può scaturire l’energia per superare l’impasse della congiuntura e organizzare la ripresa della nostra economia. Eppure sembra che di ciò non se ne accorga nessuno, se si pensa che a livello governativo giovedì scorso si è organizzato un tavolo con Confindustria ed Abi, l’associazione delle banche italiane, “dimenticandosi”, per l’ennesima volta, chi le piccole imprese non si limita a citarle, ma le rappresenta conoscendone problemi, speranze e potenzialità. Quasi come se i redditi degli artigiani e dei piccoli imprenditori avessero una dignità diversa di quelli di altri. In ogni caso i piccoli e medi imprenditori possono continuare a contare sull’azione di strutture come i Confidi che, in qualche misura, sono riuscite sino ad oggi a contenere il costo del denaro, come testimoniano i dati riportati di seguito. In questo tengo a sottolineare l’importanza della nascita – a livello regionale – di Unifidi, il primo consorzio di garanzia italiano costituito da CNA e Confartigianato Lapam. Una risposta concreta alle necessità di imprese e banche, visto che la garanzia prestata da Unifidi consente agli istituti di credito di avere un patrimonio di vigilanza inferiore, con ripercussioni positive sia sulla disponibilità dei finanziamenti che dei costi di questi ultimi”.