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Commercio e tursimo a Modena, Cgil: crisi inedita

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Si profila una crisi inedita anche nel settore del commercio, turismo e servizi che in passato aveva spesso ammortizzato le crisi nel
manifatturiero assorbendo lavoratori espulsi, in prevalenza donne.


Già i dati sulla cessazione di imprese nei primi nove mesi dell’anno non sono di buon auspicio:
-776 imprese del commercio-turismo-servizi tra gennaio e settembre 2008 fanno registrare il record alla nostra provincia con quasi un quarto delle imprese cancellate in regione. Un saldo negativo nettamente superiore a Bologna e quattro volte quello di Reggio Emilia. Preoccupa la specificità negativa di Modena, che pur riguardando in prevalenza piccole e piccolissime imprese, si estende pressoché a tutto il settore.
Dato ancora più allarmante è quello fornito dalla Provincia di Modena sugli avviamenti al lavoro che da gennaio a ottobre 2008 rispetto allo stesso
periodo dell’anno precedente, registrano ben 5.982 avviamenti in meno nei settori commercio-turismo e servizi. Crolla in particolare la tipologia dei contratti a tempo indeterminato come modalità di prima assunzione (-5.647 assunzioni nel semestre maggio-ottobre 2008 rispetto allo stesso semestre 2007).

Fra i comparti più colpiti, ci sono sicuramente le concessionarie di automobili dove sono a rischio un centinaio di posti di lavoro. Al momento sono ancora contenute le procedure aperte di mobilità per i lavoratori, ma il calo netto di vendite di autovetture e la tendenza delle case costruttrici a scaricare i propri problemi sulle concessionarie, lasciano
intravedere prospettive preoccupanti per il settore, tanto che la Filcams/Cgil regionale è intenzionata a chiedere alla Regione
Emilia-Romagna la dichiarazione di stato di crisi.

La crisi dell’edilizia e del mercato immobiliare si riversa sugli addetti delle agenzie, mentre nelle agenzie di lavoro interinale si registrano
tensioni come effetto della riduzione di questa tipologia di occupazione presso le imprese.
La grande distribuzione segna il passo e si accentua la crisi del modello ipermercato. Tengono invece i piccoli e medi supermercati. Non è positivo l’andamento delle imprese che vendono elettronica, elettrodomestici, prodotti multimediali, abbigliamento. Cali si registrano nelle prenotazioni alle agenzie di viaggio rispetto all’anno precedente. Negli appalti privati
di pulizie, ristorazione e vigilanza si stanno riducendo le dimensioni dei contratti, con effetti troppo poco valutati sui lavoratori impegnati in quelle attività.

Se i segnali più che concreti di crisi non portano ancora a registrare effetti tangibili sugli occupati a tempo indeterminato, certo è che in modo generalizzato non vengono rinnovati i contratti a tempo determinato, sono chiusi i rapporti di collaborazione, azzerati gli interinali.
Si prevede una forte riduzione delle tradizionali assunzioni temporanee nel mese di dicembre, che spesso proseguivano sino a Pasqua. Per queste lavoratrici e lavoratori che da anni rinnovavano le loro prestazioni (pur a tempo determinato) non sono previsti ammortizzatori sociali di nessun tipo.

E’ il dramma di questa crisi che rischia di colpire più pesantemente un settore in larga parte privo di significativi ammortizzatori sociali. In assenza di cassa integrazione ordinaria, quella straordinaria è riconosciuta alle imprese oltre i 200 dipendenti, e annualmente per decreto
viene estesa anche a quelle con 50 dipendenti.
Tutto in un settore assai frammentato, dove le piccole imprese sono la maggioranza. Proprio i lavoratori delle piccole imprese corrono i rischi
maggiori, per la loro scarsa visibilità, per la difficoltà a far valere i non molti diritti. L’unico ammortizzatore è l’indennità di disoccupazione,
da cui peraltro sono esclusi gli apprendisti.
In questa situazione potrebbe crescere il lavoro nero e irregolare che già oggi segna pesantemente bar, alberghi, ristoranti, mercati ambulanti e piccolo commercio.