Mentre infuria la polemica politica e gli organi di informazione versano fiumi di inchiostro sul raddoppio dell’iva per le pay tv, un provvedimento stupefacente per iniquità e illogicità rischia di passare sotto silenzio. Si tratta del Decreto Legge 185/2008 che modifica pesantemente – aggravandola – la normativa sull’agevolazione riguardante il risparmio energetico che coinvolge imprese e cittadini.
Il Decreto dispone, infatti, una sensibile riduzione (di circa il 20%), per il triennio 2009-2011 dei fondi (in tutto circa 600 milioni di euro) destinati agli incentivi per interventi di riqualificazione energetica degli edifici, stabilendo un plafond annuale facilmente superabile – e quindi del tutto insufficiente – a copertura di questi finanziamenti.
Ma c’è di più: il provvedimento agisce retroattivamente anche per il 2008. Il che significa che quest’anno chi ha investito in quest’ambito, incentivato dalle agevolazioni in essere, dovrà attendere il giugno 2009 per presentare la necessaria domanda, peraltro con un appesantimento dell’iter burocratico richiesto. E, dulcis in fundo, attendere la risposta dell’amministrazione, visto che in questo caso sarà vincolante il principio del silenzio-rifiuto. Un silenzio-rifiuto che, secondo alcune stime, coinvolgerà otto contribuenti su nove. Cioè, solo il 12% avrà accesso, nell’anno in corso, alle agevolazioni – fino a ieri garantite dalla Legge – sulla base di un mero criterio cronologico di presentazione delle domande. Mentre in futuro saranno presumibilmente uno su cinque (il 20%) i contribuenti che avranno accesso alle agevolazioni.
A parte l’iniquità di penalizzare chi ha già operato le proprie scelte sulla base delle normative in essere – il provvedimento appare anacronistico e ben poco lungimirante. Il comparto del risparmio energetico, aiutato dalla detrazione fiscale, ha contribuito in modo importante alla crescita economica del paese. Infatti, le oltre 230.000 domande presentate in due anni portano a calcolare un volume di 3,3 miliardi di euro di investimenti in ristrutturazioni ed isolamento di edifici, installazione di pannelli solari, di caldaie a condensazione, di impianti a maggiore efficienza energetica. Contribuendo – e non si tratta di considerazione meno importante – da un lato al risparmio energetico, dall’altro al miglioramento dell’ambiente.
Inoltre, in questo ambito è significativa la presenza di imprese artigiane e PMI del settore delle costruzioni, dell’impiantistica e della manifattura. Imprese che hanno investito in formazione ed impianti rispetto a questo comparto e che ora vedono in ulteriore pericolo la propria competitività.
Ma c’è di più: uno dei settori forieri di sviluppo, nell’attuale contesto economico, risiede proprio nell’attività di perseguimento dell’efficienza energetica e della tutela dell’ambiente. Tagliare il sostegno a questo comparto – che ha riflessi su un settore trainante come quello delle costruzioni – significa rinunciare ad una possibilità di rilancio. Peraltro uno dei pochi compatibili – lo ribadiamo – con la tutela dell’ambiente.
Un’ulteriore beffa risiede nelle motivazioni del Decreto, che si inserisce tra le manovre anticrisi. In questo caso, invece, si può ben parlare di un ribaltamento in un piano di si tradurrà, invece, in una crisi per le imprese che operano nel settore e per le famiglie che hanno investito nel 2008, o che intendano farlo nel futuro, in questo tipo di interventi.
CNA e LAPAM invitano quindi il governo e tutti i parlamentari modenesi ad operare affinché venga posto rimedio ad un provvedimento paradossale, iniquo nella forma – che prevedendo la retroattività del provvedimento mina la fiducia dei cittadini nei confronti dello Stato – e assolutamente improduttivo nella sostanza.