In risposta ad un’interrogazione del consigliere Fabio Filippi (FI-PDL), in cui si chiedevano alla Regione agevolazioni per i pazienti oncologici che intendano utilizzare metodi di cura alternativi ed in particolare il metodo “Di Bella”, l’assessore Giovanni Bissoni (politiche per la salute) ha ricordato che la “Multiterapia Di Bella (MDB)” assurse ad interesse nazionale quando alcuni giudici, pur in mancanza di qualsiasi percorso scientifico a sostegno dell’efficacia del trattamento, stabilirono che il SSN dovesse finanziarne la somministrazione a singoli pazienti.
Ne seguì la proposta del Ministro della sanità che si rese disponibile a porre a carico del SSN la MDB solo a seguito di sperimentazione in grado di produrre prove credibili della sua efficacia. Fu pertanto avviato uno studio, i cui risultati – ha specificato l’assessore – “non portarono, nei pazienti per i quali esisteva documentazione adeguata di diagnosi e terapia, ad alcuna dimostrazione di beneficio terapeutico”.
Anche le successive “dieci sperimentazioni cliniche indipendenti di fase II” – ha aggiunto Bissoni – “diedero risultati negativi, poiché dei 386 pazienti inclusi nell’analisi nessuno presentò una remissione completa e solo tre presentarono remissioni parziali”.
Il SSR, per ridurre al minimo il numero dei pazienti che si rivolgono alle terapie di efficacia non dimostrata e per non generare “ulteriori false speranze”, consapevole della necessità di una strategia complessiva di governo dell’introduzione in terapia di nuovi farmaci oncologici, sta da tempo lavorando – ha aggiunto – alla costruzione di una rete oncologica regionale, che consenta di creare relazioni organiche fra i soggetti preposti alla definizione della politica del farmaco e quelli deputati a promuovere il miglioramento dell’assistenza clinica in ambito oncologico.
Bissoni, infine, ha ribadito che non gli risulta che il MDB venga utilizzato da medici e centri famosi e che la Giunta regionale, con la deliberazione 540/2000 (Interventi a supporto dell’assistenza sanitaria a favore di pazienti in fase critica), “ha inteso assicurare comunque condizioni di assistenza adeguate ed omogenee a tutti i pazienti con patologia oncologica anche nel più ampio rispetto delle scelte individuali”.
Filippi, insoddisfatto della risposta, ha replicato che l’assessore dovrebbe avere la compiacenza di citare un solo studio clinico internazionale, ritenuto valido dalla comunità scientifica, in cui siano stati erogati ai pazienti, come accaduto nella sperimentazione MDB, farmaci scaduti e inquinati da una sostanza tossica e cancerogena, secondo quanto accertato dai NAS e scritto in documenti ufficiali. In Italia, come in altri paesi, molti medici prescrivono il MDB e numerosi pazienti avrebbero ottenuto stabilità, miglioramenti o guarigioni.