«Nei prossimi sei anni nel territorio modenese servono 20 mila nuovi alloggi e almeno un quarto di questi dovranno essere di edilizia sociale, pubblica o privata, se vogliamo alimentare un mercato dell’affitto oggi inadeguato». Lo ha affermato l’assessore provinciale alle Politiche abitative Maurizio Maletti nella relazione introduttiva del Forum sulla casa (“Risposte possibili per un diritto primario”) che si è svolto oggi nella sede della Provincia di Modena con l’intervento anche di Gian Carlo Muzzarelli, assessore regionale a Programmazione e sviluppo territoriale, di Luciano Cecchi, presidente nazionale Federcasa e del presidente della Provincia Emilio Sabattini.
Il calcolo del fabbisogno tiene conto dell’aumento della popolazione (le proiezioni stimano che i modenesi saranno circa 730 mila nel 2015 rispetto agli attuali quasi 690 mila), del “residuo” di alcune decine di migliaia di alloggi già programmati ma non ancora realizzati e anche della crisi di un settore «che dovrà riposizionarsi sempre più sulle riqualificazioni urbane, sulle ristrutturazioni e i recuperi» ha aggiunto Maletti facendo riferimento agli obiettivi del Ptcp, il Piano territoriale di coordinamento provinciale la cui approvazione definitiva è in programma mercoledì 18 marzo, che prevede appunto di «contenere l’uso di nuovo territorio a fini residenziali privilegiando il recupero, la riqualificazione, il riuso dell’esistente, oltre che di contrastare la dispersione insediativa puntando sulla “città compatta”, dotata dei servizi necessari».
Rispetto agli annunci del governo, Maletti ha ribadito la richiesta di «un autentico Piano casa, con risorse certe e non affidate a spot propagandistici, che possa consentire di costruire case in regola e non in deroga», pur riconoscendo la necessità di interventi che favoriscano la semplificazione amministrativa, come è allo studio con la nuova legge regionale: dall’aggiornamento degli strumenti urbanistici («pur mantenendoli in capo ai Consigli comunali») all’uniformità su area vasta dei regolamenti.
«Se l’aumento del 20 per cento – ha esemplificato Maletti – venisse applicato alla realtà della città di Modena e prendendo i valori del 1991 (70 mila alloggi per sette milioni di metri quadri), significherebbe prevedere un milione e 400 mila metri quadri in più di costruito equivalenti a 14 mila alloggi».
La richiesta di una «seria politica nazionale per la casa» è stata avanzata anche dall’assessore regionale Muzzarelli che ha ribadito: «Proprio in questo momento di crisi economica va alzata l’asticella della qualità con uno sviluppo che veda territori sempre più attraenti al centro delle politiche abitative». Muzzarelli ha quindi sottolineato come vada «rafforzata la qualità del progetto urbano per rispondere alle nuove esigenze della società in mutamento. In questo modo potremo contribuire a rafforzare non solo l’economia, ma anche la coesione sociale, il welfare, la mobilità, la sicurezza urbana e la legalità». E a questo proposito, Muzzarelli ha indicato come strumenti l’intensificazione dei controlli e la valorizzazione del ruolo degli osservatori sugli appalti, utili a «tenere lontane le cattive compagnie».
Luciano Cecchi, presidente nazionale Federcasa, ha criticato l’effetto annuncio dei provvedimenti nazionali auspicando la rapida definizione di interventi concreti e ha ricordato come da un certo tipo di incentivi «rimangano sempre esclusi i più poveri». Il presidente della Provincia Emilio Sabattini ha sottolineato l’attualità del «diritto di accesso alla casa», la necessità di una effettiva semplificazione amministrativa («non significa rinunciare alle regole, ma di fronte all’eccesso di burocratizzazione serve una svolta, in caso contrario vince chi vuole le “mani libere”») e di maggiori controlli sul settore per evitare infiltrazioni della criminalità. E rispetto all’uso del territorio, sempre più scarso, ha ribadito l’invito a «guardare in alto, costruendo anche in altezza, se vogliamo consumarne meno».
10 azioni per il futuro di Modena
Sono dieci le azioni per affrontare il problema casa a Modena che l’assessore provinciale alle Politiche abitative Maurizio Maletti ha illustrato al Forum dopo aver ribadito che «Modena, comunque, sta facendo la sua parte», a cominciare dai 13 milioni di euro che Acer investirà nel 2009 per accantierare tutti i 245 alloggi del programma “nessun alloggio sfitto” e per sostenere interventi per realizzarne altri 31.
Proprio al ruolo di Acer è dedicata una delle dieci azioni sia per continuare con programmai concreti sul risparmio energetico sia per approfondire la collaborazione con le agenzie di Reggio, Parma e Piacenza.
Le altre azioni proposte riguardano i sostegni all’affitto e al pagamento dei mutui previsti dal protocollo provinciale anti crisi, il piano triennale per la qualità edilizia, l’estensione dell’esperienza dei Peep e dei programmai di Edilizia residenziale sociale, il contrasto dell’illegalità attraverso il potenziamento dell’Osservatorio sugli appalti e l’impegno insieme ad associazioni edili e sindacati per la sicurezza e la legalità sui luoghi di lavoro.
Viste le esperienze positive nel capoluogo e in altri comuni, si propone inoltre di estendere l’attività delle Agenzie di garanzia per l’affitto a tutto il territorio provinciale con la collaborazione delle associazioni di proprietà. Con il sostegno della Cassa depositi e prestiti è possibile anche realizzare un fondo di rotazione o etico finalizzato alla casa, mentre per la “città universitaria” è previsto un aumento della capacità recettiva.
Un impegno specifico sarà dedicato a realizzare “case a misura di anziani”: oggi gli over 65 rappresentano un quinto della società modenese, nel 2015 saranno circa il 25 per cento e servono interventi, come prevedono i Piani di zona in corso di approvazione, per socialità, barriere architettoniche, domotica, spazi aggregativi.
Il decimo punto è riservato al concorso dei privati per sostenere « chi fa della qualità una sua caratteristica, garantendo una competizione trasparente, contrastando chi non sta alle regole, chi punta sul lavoro nero. Va sostenuto, invece, chi continua a rischiare guardando al futuro, chi, come prevede il Ptcp, promuove l’innovazione e non la rendita».