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La ‘mano morta’ può costare 15 mesi di carcere

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La ‘mano morta’ può costare 15 mesi di reclusione. Parola di Cassazione che ha confermato la pesante condanna a un 44enne di Pisa, colpevole di avere “fatto toccamenti lascivi sul fondoschiena di una ragazza e cercato di infilare una mano in mezzo alle gambe dell’amica”, mentre entrambe si trovavano nell’atrio della stazione di Pisa.

Inutile il ricorso dell’uomo in Cassazione, volto a sostituire la condanna per violenza sessuale in quella, più lieve, di molestie sulla base del fatto che la ragazza “indossava un cappotto lungo e non avrebbe potuto percepire la ‘mano morta’”. La Terza sezione penale (sentenza 12101) ha dichiarato inammissibile il ricorso e ha sottolineato la legittimità della condanna inflitta lo scorso settembre all’uomo dato che “gli atti posti in essere dall’accusato avevano una chiara connotazione sessuale”. Dunque, conclude la Suprema Corte, bene ha fatto la Corte d’Appello di Firenze a condannare l’uomo sulla base del fatto che “le modalità di violenza sessuale descritte dalle vittime non sono tali da poter essere commesse ‘accidentalmente’ e, comunque, anche gli agenti della Polfer intervenuti hanno confermato di avere notato le ragazze denuncianti camminare in modo circospetto voltandosi indietro, come se temessero di essere seguite da qualche importuno e, di avere poi, a loro volta, su indicazione delle ragazze, inseguito l’accusato”. L’uomo è stato inoltre condannato al pagamento delle spese processuali e al versamento di mille euro alla cassa delle ammende.

Fonte: Adnkronos