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Il lavoro nero sottrae al fisco 573 euro per ogni cittadino


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All’erario il lavoro nero sottrae 573 euro per ogni cittadino residente nel nostro Paese, per un
mancato gettito fiscale e contributivo pari a 33,5 miliardi di euro. Lo rivela un’indagine della Cgia, l’associazione artigiani e piccole imprese Mestre.


Complessivamente il giro d’affari supera i 90 miliardi di euro l’anno, pari al 6,5% del pil. Una cifra di tutto rispetto – commentano dalla Cgia – che rappresenta più di un terzo dell’intera economia sommersa stimata in 254,9 miliardi (il 17,8% del pil nazionale).

A fare la parte del leone di questo dramma sociale sono le regioni del Sud. La Calabria guida la classifica registrando una percentuale di incidenza del lavoro irregolare sul pil pari al 17,4%. Segue la Basilicata con il 13,5%, la Sicilia con il 12,8%,
la Campania con il 12,3%. Chiudono la graduatoria invece l’Emilia Romagna con il 4,2% e la Lombardia con il 3,7%.

Interessante il risultato che emerge dalla lettura degli effetti del lavoro nero sulle imposte evase per ogni singolo residente diciascuna regione. In Calabria il dato record: 990 euro l’anno di imposte mancanti per residente, segue la Basilicata con 830 euro per residente, la Sardegna con 809. Chiudono la classifica l’Emilia Romagna con 454 euro e la Lombardia con 422.

“Combattere il sommerso è una delle priorità che questo Governo deve affrontare – commenta il segretario della Cgia di Mestre, Giuseppe Bortolussi – Non solo per i risvolti economici ma
soprattutto per il fatto che la lotta al sommerso consente più sicurezza nei luoghi di lavoro, più legalità e più diritti per i lavoratori. Insomma, la lotta all’irregolarità ci rende un paese più civile. Purtroppo in alcune parti del paese la situazione ha raggiunto livelli preoccupanti che non si possono più accettare”.