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Appello dei parroci sulla moschea di Sassuolo


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Con una lettera aperta ai fedeli, i sacerdoti del
Vicariato VIII Sassuolo-Valle del Secchia,
rilevano che si è di fronte “ad un fenomeno complesso e relativamente nuovo per il nostro territorio e nella nostra cultura, di fronte a cui ci si trova forse impreparati e si avverte la fatica stessa delle autorità civili, responsabili della vita pubblica, nel prendere le necessarie decisioni”.


“Il rischio di intolleranza è ben presente e pericolosamente, visti i precedenti avvenimenti accaduti negli anni scorsi a Sassuolo”, il Presbiterio Vicariale dunque “ribadisce l’atteggiamento che più si addice alla testimonianza cristiana e al senso civico della convivenza: ci riferiamo da una parte al valore dell’accoglienza e del dialogo e, dall’altra, alla necessità che ogni singola persona possa fruire dei diritti e debba assolvere ai doveri di una società improntata alla giustizia e al senso cristiano.

Siamo profondamente consci e convinti – continuano i sacerdoti del Vicariato – che l’accoglienza è un valore irrinunciabile” attraverso atteggiamenti “da vivere ed esprimere nelle nostre comunità : un’informazione onesta e umile; una prudenza non esasperata dalla sfiducia; una rispondenza ed una testimonianza concrete; una coraggiosa inventiva per rispondere alle richieste di oggi, di un mondo globalizzato, ma che si realizza comunque, pienamente e umanamente, nelle comunità piccole e medie, dove le relazioni personali non sempre sono facili, anzi sono spesso inquinate da pregiudizi e preclusioni”.
Un invito dei parroci al dialogo che “non significa derogare dai propri principi e dalle proprie convinzioni, anzi! Dialogare – spiegano – significa partire da ciò in cui si crede, quindi per noi cristiani in Gesù e nella sua parola, nei suoi atti, nel suo esempio, che non hanno chiuso la porta ai ‘diversi’ da noi, ma hanno aperto le braccia fraternamente e senza riserve mentali a tutti coloro che hanno un cuore aperto”.
Il Presbiterio Vicariale puntualizza che “il dialogo si fa con chi è disposto a parlare, ad osservare le regole ed i doveri della vita civile, a rispettare le opinioni altrui senza chiusure aprioristiche; ma il primo esempio di disponibilità può nascere – e osiamo dire: deve nascere – da noi cattolici, serenamente e pacificamente senza paura. La nostra convivenza civile – spiegano ancora i religiosi – presuppone il pluralismo, che non è una parola di moda, ma è la sintetica traduzione di quanto troviamo anche nella nostra Costituzione in materia: tutti siamo uguali davanti alla legge, senza distinzioni discriminatorie. Ognuno però è portatore di valori spirituali e personali, che deve difendere con convinzione e non con intolleranza”.
“Il messaggio è rivolto – aggiungono i sacerdoti del Vicariato – oltre che ai cattolici, a tutti gli uomini di buona volontà, perché sappiano armonizzare come patrimonio inscindibile diritti e doveri per una convivenza pacifica e civile”.