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Edilizia: Cna Emilia Romagna ‘é crisi profonda’


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Negli ultimi giorni Unione Europea e Governo italiano hanno definito gli interventi anti crisi. Per l’edilizia residenziale lo stanziamento straordinario di 1 miliardo di euro è destinato dalla Commissione Europea alle misure del risparmio energetico, mentre: ”ingenera stupore e costernazione – dice Gabriele Morelli, segretario di Cna Emilia Romagna – la scelta di rendere aleatorio il recupero del 55% delle spese per le manutenzioni straordinarie.

In questo modo si affossa l’attività di un intero settore dopo che 230 mila domande presentate in due anni ( a cui corrisponde un volume di investimenti pari a 3,3 miliardi di euro), garantivano una prima risposta all’abbattimento di emissioni di anidride carbonica per oltre 200 mila tonnellate annue. Per invertire il trend negativo, è necessario fare leva sui punti di forza del settore delle costruzioni ma anche decidere misure straordinarie che vadano nella direzione di sostenere i comparti della riqualificazione e dell’edilizia non residenziale per compensare la caduta di domanda di nuove abitazioni. Le misure anti-crisi, non paiono all’altezza della situazione, al contrario rischiano, invece, di bloccare anche questo mercato”.

Gli ultimi dati dell’Emilia Romagna confermano quello che la percezione degli imprenditori del settore aveva già anticipato da alcuni mesi: per l’edilizia si è aperto un periodo di grande difficoltà ed incertezze. La crisi si fa sentire pesantemente nel mercato immobiliare dopo anni di straordinario incremento: cresce l’invenduto anche nuovo, frana la domanda e, l’offerta non risponde alla modifica dei bisogni delle nuove famiglie e della cultura ambientale sostenibile. Tra gli operatori del settore c’è pessimismo, in qualche modo avvalorato, secondo CNA, anche dal crollo vertiginoso del numero di concessioni edilizie ritirate in regione (con punte molto elevate nel modenese e nel reggiano); dalla brusca frenata degli investimenti e del portafoglio ordini, oltrechè dell’acquisto di materiali edili per i prossimi mesi. Il calo degli acquisti di materiali si aggiunge al crollo registrato negli ultimi due mesi di investimenti e apertura cantieri. Qualcuno aspetta; altri non hanno possibilità di procedere, dato il blocco dei consumi da parte delle famiglie. Anche le banche hanno contribuito alla situazione di stallo in essere, con richieste di rientro, alle aziende più marginali; episodi non molto diffusi, ma che hanno ingenerato ulteriore preoccupazione e caduta di fiducia. La crisi è generalizzata in tutta la regione, con alcune province (come ha rilevato TrendER, l’Osservatorio congiunturale di Cna e Bcc) particolarmente penalizzate come Reggio Emilia, Modena e Ravenna. Una situazione che mette a rischio l’attività di buona parte dei 75.000 operatori delle costruzioni presenti in Emilia Romagna, con gravi ripercussioni sull’occupazione, già peraltro in flessione, e sull’intera economia regionale. Non va dimenticato, infatti, che le costruzioni sono il secondo comparto in termini di contributo al Pil.
Anche dal fronte degli investimenti antirecessivi più tradizionali come gli investimenti pubblici in infrastrutture, non vengono buone notizie; gli importi dei singoli appalti sono sempre più elevati, mentre cala il volume totale dell’investimento pubblico e non cresce la redditività relativa del singolo investimento.

Da una ricerca Cresme per Ance, l’Italia si conferma tra gli ultimi Paesi europei per produttività di euro appaltato, mentre l’accentramento ed i costi delle gare di appalto, hanno condizionato il mercato, offrendo le maggiori chances alle 50 multinazionali italiane che stanno accaparrandosi tutte le migliori opportunità. CNA Costruzioni propone di scorporare gli interventi di appalto, dando priorità a materiali, tecnologie e produzioni a bassa dispersione energetica (dando valore anche al KM 0 per le persone e la loro sicurezza). Inoltre, occorre abbandonare il massimo ribasso (il 50% degli appalti è assegnato con questa metodica) e scegliere l’offerta economicamente più conveniente che può tener conto anche dell’impatto ambientale. Infine, vanno premiate le progettazioni innovative, risultato della collaborazione tra mondo della ricerca e mondo delle imprese, e il project financing per dotazione di servizi comunali.

C’è dunque bisogno di ridisegnare e ricostruire in modo sostenibile. Da tempo, dicono gli imprenditori edili di Cna, è noto che il 40% delle emissioni CO2, proviene dall’edilizia e che gli immobili costruiti nel secondo dopoguerra, sono quelli maggiormente dispersivi. Oggi, gli immobili più degradati sono occupati da famiglie a basso reddito, povere o impoverite, che non possono permettersi l’onere di un intervento di ristrutturazione. Inoltre, il proliferare di villette a schiera e l’uso intensivo di territorio agricolo, hanno comportato ulteriori problemi di spreco energetico e, da più parti emerge la richiesta di ripensare e ridisegnare quartieri e paesi in ottica ambientalmente compatibile.

Da Cna una proposta semplice ed efficace: i fabbricati popolari a forte dispersione energetica vanno abbattuti e ricostruite case passive o di classe A, ridisegnando il comparto in modalità ambientalmente compatibili, consentendo una cubatura maggiore per finanziare l’operazione. La fattibilità in Emilia Romagna può essere immediata, utilizzando gli attuali strumenti urbanistici e la normativa vigente sul partenariato fra Enti locali e privati. Con gli accordi di programma a norma dell’art. 18 della legge 20/2000 l’imprenditore edile può concordare con le Amministrazioni Comunali il ridisegno del comparto, i modi e le compatibilità dell’operazione, valutando l’utilizzo di opportunità di perequazione e le quote di aumenti volumetrici necessari a rendere economicamente fattibile l’operazione.

“Poiché parliamo di alloggi occupati – spiega Roberto Franchini, presidente regionale di Cna Costruzioni – si possono utilizzare alloggi invenduti di valore assimilabile, sia per la funzione di appartamenti parcheggio sia con permute proprietarie, consentendo ad anziani a basso reddito di collocarsi in alloggi più funzionali e gestionalmente efficienti. I Comuni potrebbero, dunque, ridisegnare interi quartieri dormitorio brutti, a rischio ghetto di immigrati, non dotati di adeguati standard di servizi e verde; il ridisegno dovrà privilegiare immobili di classe A o case passive”.

Proposta semplice e adatta ad un periodo di difficoltà economica generale: i conduttori o i proprietari degli alloggi possono trovare un vantaggio “scambiando” l’alloggio vecchio e inquinante con uno nuovo anche se più piccolo; i margini per l’imprenditore sono contenuti a fronte di complessità di gestione che consentono però di sperimentare tipologie costruttive e materiali innovativi creando una domanda che la dinamica spontanea del mercato non creerebbe.

Per consentire il decollo e l’ampiezza dell’operazione Cna Costruzioni propone che la Regione Emilia-Romagna istituisca un Fondo di garanzia per sollecitare gli istituti bancari ad agevolare questo tipo di operazioni, calmierando gli interessi per gli operatori ed i cittadini beneficiari dell’intervento.