Home Attualita' A Legnago (Verona) un Istituto Prf.le dedicato al sassolese Giuseppe Medici

A Legnago (Verona) un Istituto Prf.le dedicato al sassolese Giuseppe Medici


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Giuseppe MediciE’ prevista per domani – giovedì 3 dicembre  – in mattinata a Legnago in provincia di Verona l’intitolazione ufficiale dell’Istituto pr.le di Stato ad indirizzo Agro ambientale, Alberghiero, Turistico, Aziendale, a Giuseppe Medici, il noto statista e uomo politico sassolese, scomparso nel 2000.

“A nome mio personale, della Giunta municipale e della comunità – ha puntualizzato il Sindaco Luca Caselli – abbiamo voluto esprimere nei giorni scorsi alle autorità scolastiche, alla Preside dell’Istituto re a quelle comunali il nostro più sentito plauso per l’importante e significativa opportunità che è stata colta in questa fattispecie, intitolando una sede scolastica quindi formativa ed educativa, sottolineando così l’intrinseco quanto straordinario valore dell’azione costante del nostro concittadino, Senatore e più volte Ministro della Repubblica, Giuseppe Medici”. L’Amministrazione Comunale, col Sindaco impossibilitato per precedenti impegni, ha inteso partecipare alla cerimonia di intitolazione dell’Istituto scolastico, con la presenza dell’Assessore alla Pubblica Istruzione, Formazione e Progetto Europa, Antonio Orienti. All’evento sarà inoltre presente un altro sassolese, già collaboratore di Medici: Luigi Gilli, esponente politico ed ex-assessore della Giunta regionale.

Giuseppe Medici. Nacque a Sassuolo, in provincia di Modena, da Agostino ed Ersilia Messori, secondo di quattro figli. Il padre, muratore e poi capomastro, aveva creato una piccola impresa edile. Nel 1926, diplomatosi geometra all’Istituto Guarini di Modena, si iscrisse all’Istituto Superiore Agrario di Milano dove si laureò in Scienze Agrarie nel 1929 con una tesi sull’ economia dell’irrigazione nella pianura veneta e lombarda. Assolti gli obblighi militari, insegnò per breve tempo nell’Istituto Tecnico per Geometri di Piacenza. Nel 1930 diede alle stampe numerose pubblicazioni e nel 1931 divenne assistente di Giuseppe Tassinari, l’anno successivo fu libero docente di economia e politica agraria presso l’università di Bologna. Nel 1933 vinse il concorso per la cattedra presso l’università di Perugia e fu poi chiamato ad insegnare presso l’università di Torino.

Nel 1934 pubblicò la “Introduzione all’estimo agrario” che prelude ai “Principi di estimo” del 1948, testo che conoscerà molte edizioni e sarà adottato in numerose scuole. I suoi studi nel campo dell’estimo lo fecero conoscere anche all’estero, alcune università straniere lo invitarono a tenere corsi e conferenze. In quello stesso anno aveva sposato Grazia Fiandri, con cui ebbe tre figli. Quale capo dell’Ufficio Studi del Ministero dell’Agricoltura, partecipò attivamente alla redazione del codice civile del 1942. Contemporaneamente all’insegnamento svolse un’attività scientifica incentrata sui temi dell’agricoltura, della riforma agraria e della bonifica: il suo lavoro le bonifiche di Santa Eufemia e di Rosarno, risultano ancora fondamentali per le implicazioni metodologiche tuttora valide, nel 1942 con lo pseudonimo Giuseppe Sassuolo pubblicò alcuni opuscoli sulla questione della riforma agraria raccolti nel testo “La riforma agraria in Italia”. Sua guida fu Luigi Einaudi che già dalla fine degli anni trenta aveva pubblicato alcuni articoli del futuro senatore sulla “Riforma sociale” e lo aveva avvicinato al partito liberale clandestino e al movimento di liberazione.

Dal 1945 in poi avrà rapporti sempre più frequenti con gli ambienti politici grazie soprattutto alle competenze in agraria: fu chiamato da Manlio Rossi Doria a dare il suo contributo alla soluzione dei problemi dell’economia agricola in Italia e fu inserito nella delegazione italiana che nel 1947 si recava negli Stati Uniti per discutere del Piano Marshall.

Nel 1946 si svolse in Italia il referendum istituzionale, l’Italia divenne una Repubblica. Medici non aveva condiviso la scelta del partito liberale, composto in massima parte da monarchici, di lasciare libertà di voto ai suoi elettori. Riteneva che una chiara presa di posizione del partito non avrebbe cambiato l’esito della consultazione, ma avrebbe rafforzato il partito grazie all’afflusso dei cittadini che invece andarono in gran parte a costituire il partito monarchico. Giusta o no che fosse questa analisi, fuun motivo in più per ascoltare le incitazioni di Giuseppe Dossetti ad avvicinarsi alla Democrazia Cristiana. Le condizioni sociali ed economiche dell’Italia del dopoguerra erano quasi drammatiche. La disoccupazione cresceva come i prezzi e con essi il malcontento della popolazione. Le tensioni si sentivano in tutto il Paese, ma il settore agricolo mostrava le più evidenti difficoltà, al sud come al nord.

Nel 1946 era stato pubblicato a Milano, da Rizzoli, l’ “Agricoltura e la riforma agraria”. Il libro è una descrizione delle condizioni delle campagne italiane determinate dalle diversità di clima, posizione geografica, condizioni socio-economiche e culturali. L’autore proponeva una riforma adeguata alle diverse condizioni locali: la riforma doveva riguardare i contratti agrari, soprattutto nelle zone agricole settentrionali, e la redistribuzione della terra nelle zone centro-meridionali dove ancora dominava il latifondo. La riforma agraria era sentita da Medici, e da Einaudi, come una riforma liberale in quanto creava un mercato della terra, ove non esisteva, e movimenti benefici in un panorama altrimenti stagnante. Le premesse necessarie erano costituite da un ‘colpo di rottura’ che sommovesse gli equilibri preesistenti favorendo la formazione di una più diffusa proprietà agricola. La riforma non poteva essere disgiunta da sostanziali interventi di bonifica del suolo e di irrigazione. Il duplice problema dell’irrigazione da cui derivava quello più generale della politica delle acque fu uno dei suoi temi principali.

Fu nominato presidente dell’INEA; fu candidato per la Democrazia Cristiana nel collegio di Modena e Sassuolo per le elezioni del 1948. Con le elezioni del 18 luglio divenne senatore, e lo rimase per ventotto anni. La sua attività come parlamentare, ministro e presidente di consorzi di bonifica fu dedicata allo sviluppo dell’agricoltura italiana. Oltre della riforma agraria, promosse una legge per la difesa dei prodotti tipici.

Nel 1951 fu nominato presidente dell’Ente per la riforma fondiaria della Maremma e del Fucino e nel 1954 divenne ministro dell’Agricoltura. Dal 1945 fu Presidente della Commissione Censuaria centrale, organo tecnico giurisdizionale in materia di catasto dei terreni e dei fabbricati. Nel 1956, in seguito alla morte del titolare Ezio Vanoni, fu nominato ministro del Tesoro; l’incarico gli fu confermato nei governi successivi.

Nel 1958 divenne ministro del Bilancio, e al Ministero incontrò Renata Donadi con la quale collaborò per anni e che diverrà negli anni della vecchiaia la sua compagna.

Nel 1959 come ministro della Pubblica Istruzione elaborò il “Piano per lo sviluppo della scuola”, con cui la scuola media si avviò ad essere indirizzata a tutti gli italiani. Mentre rivestiva questo incarico firmò il Decreto con il quale venne istituito l’Istituto Professionale di Stato per l’Agricoltura di Isola della Scala VR, scuola di cui siamo stati Sede coordinata fino al 2007.

Nel 1960 venne chiamato a reggere la cattedra di Politica Economica della facoltà di Scienze Politiche dell’Università di Roma e divenne presidente dell’Accademia nazionale di agricoltura; dal 1961 iniziò la pubblicazione dei “Quaderni di sociologia rurale” alla rivista, diretta da Corrado Barberis, collaborarono, fra gli altri, Manlio Rossi Doria e Umberto Zanotti Bianco.

Nominato nel 1962 ministro per la Riforma della Pubblica amministrazione nel Quarto governo Fanfani. Medici si dedicò allo studio di un progetto per l’Efficienza della Pubblica Amministrazione nello Stato Moderno. Dal 1963 fu ministro dell’Industria e del Commercio nel primo e secondo governo Moro, e lavorò alla riorganizzazione del Comitato Nazionale per l’Energia Nucleare. Lasciato il ministero il 5 maggio 1965, nel 1968 fu ministro degli Affari Esteri nel secondo governo Leone.

Tornò agli Esteri dal luglio 1972 al luglio 1973, nel secondo governo Andreotti.

Nel 1967, nominato presidente dell’ Associazione Nazionale delle Bonifiche, contribuì al volume alla pubblicazione del volume “Il mondo ha sete” e dal 1969 presiedette la Conferenza Nazionale delle Acque.

Nel 1970 fu designato a far parte della Commissione parlamentare di inchiesta sui fatti della criminalità in Sardegna, ne fu relatore alla Camera. Nello stesso anno Emilio Sereni lo volle, insieme a Corrado Barberis, nel comitato scientifico della Fondazione Cervi, Istituto fondato per iniziativa dello stesso Sereni.

Nel 1974 fu presidente della Conferenza Mondiale dell’ONU per i problemi della fame nel mondo.

Nel 1977, dopo aver rinunciato a ricandidarsi al Senato alle elezioni, accettò la nomina a presidente della Montedison, carica che rivestirà fino al 1980. Gli anni che seguirono furono anni di studio, riflessione e impegno: professore emerito all’università di Roma “La Sapienza” e presidente di Nomisma, il centro di studi economici bolognese e presidente dell’ANBI, Associazione Nazionale delle Bonifiche dove rimase fino al 1996.