Home Modena PD modenese: “Ha ragione il Rettore Tomasi, l’università rischia l’asfissia”

PD modenese: “Ha ragione il Rettore Tomasi, l’università rischia l’asfissia”


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L’on. Manuela Ghizzoni, capogruppo Pd in commissione Istruzione della Camera, e Massimo Milani, coordinatore del forum provinciale Università del Pd, commentano le ultime dichiarazioni del Rettore Aldo Tomasi.«Il Rettore Aldo Tomasi ha perfettamente ragione quando punta il dito contro i “tagli” operati dal Governo alle risorse per l’Università, che ne determineranno, nel prossimo anno, la morte per asfissia. Qualche cifra può rendere meglio la dimensione della voragine che si sta formando: per il 2011, al Fondo di Finanziamento ordinario, mancheranno i 400 ml recuperati quest’anno dallo scudo fiscale e i 550 ml disposti dal Governo Prodi per il patto Ministero e Atenei. Saranno inoltre sottratti i 470 ml finalizzati al taglio dell’ICI.

A meno di un ripensamento, il Fondo di finanziamento così depauperato non sarà nemmeno in grado di far fronte agli stipendi. L’assenza di risorse e il blocco del turn over, confermato dalla manovra in discussione al Senato, rappresentano il binario morto su cui il Ministro Gelmini ha posto la nostra università, ahimè senza scrupoli o ripensamenti.

Peraltro il ddl Gelmini non chiarirà questo quadro già tanto difficile, poiché – per fare due soli esempi – non porta 1 euro all’università e conferma la cancellazione del ruolo dei ricercatori, impedendone al contempo la progressione di carriera.

Va peraltro sottolineato che l’offerta formativa degli Atenei italiani è possibile solamente grazie all’attività didattica diretta dei ricercatori, assunta su base “volontaria”.

Per legge, infatti, i ricercatori sono tenuti (non obbligati) a partecipare alle sole attività di didattica integrativa: esercitazioni, laboratorio, tutoraggio per studenti e tesisti, partecipazione a commissioni d’esame di profitto e di laurea, ….

L’incarico di un insegnamento, e le responsabilità ad esso connesse, può essere attribuito solo con il loro consenso, per cui l’attesa espressa dal rettore Tomasi che i ricercatori ad ottobre riprendano ad insegnare non trova alcun avallo giuridico, o possibilità di imposizione. Di conseguenza, gran parte del 30% circa dell’offerta formativa, quella retta finora dai ricercatori “volontariamente”, potrebbe rimanere scoperta, per cui si pone con urgenza la necessità di una scelta chiara da parte del Senato Accademico per dare certezza sulla programmazione didattica e sul calendario accademico.

Ma per risolvere la questione in via definitiva è indispensabile che il Governo recuperi già in finanziaria le risorse necessarie alla funzionalità del sistema universitario e preveda lo sblocco del turn-over, per permettere la progressione della carriera di ricercatori e associati e per consentire l’ingresso dei giovani di talento».