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Alcol: non sei uno di famiglia, campagna promossa dalle Aziende sanitarie


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La famiglia gioca un ruolo fondamentale nell’educare i giovani a un rapporto corretto con l’alcol, ecco perché la campagna promossa quest’anno dalle Aziende sanitarie per il mese della prevenzione alcologica è stata intitolata “Alcol: non sei uno di famiglia. Il consumo responsabile si insegna anche con il buon esempio”. Numerosi gli eventi in programma in tutta la provincia organizzati nelle scuole, nei servizi sanitari e in generale nei luoghi frequentati dalle famiglie, che rappresentano i destinatari principali del messaggio di prevenzione della campagna (il programma completo è sul sito www.ppsmodena.it/alcol).

Quanto ai dati sul consumo di alcol nel nostro territorio, le stime del rapporto PASSI (sistema di sorveglianza sui comportamenti di salute) dicono che in provincia di Modena 325mila persone fra i 18 e i 69 anni, pari al 69% della popolazione, assumono alcolici, mentre il 24% delle persone adulte possono essere classificate come consumatori a rischio. I più esposti sono i maschi giovani (il 50% fra i 18 e i 24 anni). Particolarmente preoccupanti i dati regionali che si riferiscono all’uso di alcolici da parte dei giovanissimi: già dall’età di 11 anni i ragazzi cominciano ad avere un rapporto problematico con l’alcol, se si pensa che il 5% degli undicenni, l’8% dei tredicenni e il 25% dei quindicenni ha riferito di aver bevuto tanto da ubriacarsi almeno una volta. Il 6% dei 15enni poi dichiara di assumere alcolici quotidianamente. Inoltre il consumo smodato di alcol (binge drinking) riguarda l’8% degli intervistati PASSI e si associa alla giovane età (si passa dal 18% dei 18-24enni al 4% dei 50-69enni) e al sesso maschile (13% contro il 3% delle donne).

In compenso, sempre secondo le stime PASSI, la circostanza di vivere con ragazzi under 14, indipendentemente dal grado di parentela, è un elemento di responsabilizzazione per gli adulti: il 19% dei modenesi che vivono con minori di 14 anni consuma alcol in modo rischioso per la propria salute rispetto al 26% di chi non ha ragazzi in famiglia. Da questi dati si evince che 89 mila persone tra i 18 e i 69 anni assumono alcol in modo rischioso per la propria salute pur avendo in casa un bambino o un ragazzo.

La campagna di prevenzione “Alcol: non sei uno di famiglia” – sostenuta dalla Conferenza Territoriale Sociale e Sanitaria, realizzata insieme alle associazioni di auto-aiuto attive sul territorio provinciale (AA, ACAT e Al-ANON) e in collaborazione con Ordine dei Medici, Ordine dei Farmacisti, Federfarma Modena e Farmacie comunali di Modena S.p.A. con la partecipazione degli ospedali privati Villa Igea e Villa Rosa – ha dunque l’obiettivo di raggiungere le famiglie per il ruolo di esempio giocato dagli adulti. L’alcol fa parte del nostro stile di vita: nel nostro Paese è una tradizione bere alcol ai pasti, nelle ricorrenze o semplicemente per festeggiare, e spesso il sapore dell’alcol viene scoperto già in tenera età con l’approvazione dei genitori e dei nonni. E’ infatti in famiglia che i bambini e gli adolescenti assaggiano il loro primo bicchiere di vino ed è proprio in famiglia che si apprende l’atteggiamento verso l’alcol. I genitori non sono soltanto veicoli di informazioni ma sono modelli di riferimento per il consumo: giocano, quindi, un ruolo fondamentale per fare interiorizzare ai bambini e agli adolescenti un atteggiamento responsabile nel bere.

I suggerimenti per i genitori

I genitori giocano un ruolo fondamentale per fare interiorizzare ai bambini e agli adolescenti un atteggiamento responsabile nei confronti dell’alcol, che non enfatizzi comportamenti a rischio o di abuso/dipendenza da alcol.

Come? Ecco alcuni suggerimenti.

Non esortare mai i bambini a bere! Sono troppo piccoli, per loro l’alcol è dannoso anche in modiche quantità. L’Organizzazione Mondiale della Sanità raccomanda che i ragazzi sotto ai 16 anni non bevano alcolici perché il loro organismo non è in grado di digerire l’alcol in maniera efficace. In caso di assunzione, infatti, vi è un elevato rischio di danni fisici e psichici.

non sottovalutare l’influenza che i comportamenti di consumo di alcol hanno sui figli: adottare modalità di consumo moderate e dimostrare loro che in determinate situazioni, ad esempio se si deve lavorare o guidare, non si beve;

informare i figli sugli effetti e sui rischi dell’alcol;

insegnare ai figli a saper dire di “no”: è fondamentale per resistere alle pressioni del gruppo di pari e agli stimoli provenienti dalla società e dalla pubblicità;

non comprare bevande alcoliche per i figli e non incaricarli di comprarle;

non dare ai figli alimenti che contengano alcol, così da non abituarli al sapore prima del tempo;

controllare se nelle associazioni o società sportive che frequenta il proprio figlio circola alcol; parlarne con le altre persone che vivono in zona, con i gestori dei locali, con gli altri genitori, con i responsabili delle associazioni;

se un figlio, purché abbia almeno 16 anni, mostra un interesse particolare per l’alcol parlarne con lui per sottrarre all’alcol il fascino del proibito, insegnargli a gestirlo in modo responsabile e a farne un uso moderato;

ascoltare, dialogare e mostrare comprensione verso i problemi e le ansie dei figli;

cercare di cogliere nei figli i segnali di un possibile problema con l’alcol (“sbronze” frequenti, consumo non moderato, difficoltà emotive come irritabilità, ecc) e parlarne con loro o rivolgersi ai servizi;

ricordare che dare il buon esempio con il proprio atteggiamento verso l’alcol è il modo più efficace per tutelare i figli.