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Proposta di legge regionale di iniziativa popolare contro la violenza sulle donne. Modena capofila

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ph-StudioieffePresentata stamane, nel corso di un incontro con la stampa nella sede del Partito democratico di Modena, la raccolta di firme in calce alla proposta di legge regionale di iniziativa popolare contro la violenza sulle donne.

Servono 5mila firme per far esprimere l’Aula dell’Assemblea legislativa regionale su un fenomeno, la violenza contro le donne, che, nel mondo, rappresenta la prima causa di invalidità e morte per le donne dai 16 ai 44 anni. Una violenza che, troppo spesso, viene esercitata da chi è marito, compagno o comunque parente. Nel 2012 in Emilia-Romagna sono morte così 15 donne, 17 nel 2011. La Conferenza regionale delle democratiche, Modena capofila, ha elaborato un progetto di legge regionale a iniziativa popolare dal titolo “Norme per la creazione della rete regionale contro la violenza di genere e per la promozione della cultura dell’inviolabilità, del rispetto e della libertà delle donne”.

Il fenomeno è trasversale, riguarda tutte le etnie e le classi sociali. Negli ultimi anni sembra si stia accentuando, ma non è capace di creare vero allarme sociale. Le donne uccise da chi sosteneva di volerle bene, nel 2012, sono state in Italia 124, 15 nella sola Emilia-Romagna. E i femminicidi sono solo la punta dell’iceberg di un fenomeno complesso che comprende la violenza fisica, psicologica, sessuale ed economica. Alla base, come certifica la Risoluzione 54/134 dell’Onu, “una lunga tradizione di rapporti di forza disuguali tra uomini e donne”.

Per contrastare la violenza contro le donne, la Conferenza regionale delle Democratiche ha deciso di intraprendere la strada della proposta di legge regionale di iniziativa popolare. Il testo, messo a punto dopo un confronto continuato con tutti coloro che a diverso titolo si occupano del fenomeno, è stato depositato giovedì 7 febbraio con in calce le prime 326 firme che, come prevede la legge regionale 34/1999, permettono di sottoporre la Proposta alla Consulta che ne deve giudicare l’ammissibilità. Inizierà quindi la raccolta delle firme: ne servono 5mila, con l’obiettivo di consegnarle in una data simbolo per il mondo femminile, l’8 marzo. Le firme nel modenese verranno raccolte presso le sedi dei Circoli Pd e presso la sede della Federazione Pd in via Scaglia, nonché nei banchetti allestiti, di volta in volta, nei centri storici.

Il progetto di legge regionale ha come titolo “Norme per la creazione della rete regionale contro la violenza di genere e per la promozione della cultura dell’inviolabilità, del rispetto e della libertà delle donne”.

“Da una parte – spiega Caterina Liotti, coordinatrice delle Democratiche modenesi e prima firmataria del progetto di legge – si vuole rafforzare il sistema di prevenzione del fenomeno con azioni che producano un cambiamento culturale e dall’altra si punta a coordinare al meglio il lavoro di tutti i soggetti che intervengono in questi casi. Con l’obiettivo, inoltre, di migliorare il sostegno alle donne che vogliono uscire dalla violenza: precise politiche abitative, soprattutto per coloro che hanno figli piccoli, e di inserimento nel mondo del lavoro sono le uniche davvero in grado di rendere forti le donne che hanno subito violenze”. In particolare, si vuole favorire la creazione di una “Rete regionale contro la violenza” formata dagli enti pubblici territoriali, dalle istituzioni pubbliche, dai Centri antiviolenza e dagli organismi del privato sociale che già intervengono nelle reti locali create dalle diverse Province e Comuni. Si intende, inoltre, istituire un Osservatorio regionale sulla violenza di genere che raccolga i dati provenienti da tutti i soggetti coinvolti (forze dell’ordine, Pronto soccorsi, Centri antiviolenza, ecc.). Occorre, infine, mettere in campo progetti e interventi di prevenzione nel campo della istruzione e della formazione rivolte a diverse fasce scolastiche e diversi target (uomini/donne ragazzi/adulti) e promuovere azioni di sensibilizzazione contro gli stereotipi di genere in particolare nel campo della comunicazione dei media. Solo un insieme di provvedimenti coordinati e congiunti che valorizzino le buone prassi prodotte dalle istituzioni e dalle associazioni delle donne può provare a scalfire la cultura, così radicata nel nostro Paese, che legittimando prevaricazioni e disistima del genere femminile alimenta la violenza contro le donne.

Che cos’è la Conferenza delle Donne Democratiche di Modena

La Conferenza provinciale delle donne è luogo di elaborazione di proposte e di idee per rendere la politica più vicina alla vita delle persone e più capace di interpretarne i bisogni attraverso la valorizzazione delle differenze di genere.

E’ nata un anno e mezzo fa sulla scia degli analoghi organismi costituiti a livello nazionale e regionale quale luogo in cui iscritte, elettrici e simpatizzanti del Pd possono, attraverso il punto di vista femminile, elaborare proposte politiche del Partito Democratico per fare dell’Italia una compiuta democrazia paritaria.

Il lavoro intenso realizzato in questo primo anno di attività ha avuto quale priorità la ricostruzione delle nostre città, delle nostre comunità e del Paese intero: tenere alta l’attenzione sui diritti civili, politici e sociali e lavorare per un loro ampliamento.

Si è affrontato in diverse occasioni pubbliche il tema del diritto a un lavoro compatibile con la propria vita lavorando contro la spregevole pratica delle dimissioni in bianco, il tema dei diritti civili per le coppie di fatto etero e omosessuali e il tema del diritto alla libertà da ogni forma di violenza fisica, sessuale e psicologica.

La Conferenza si è inoltre fortemente impegnata sul tema della democrazia paritaria promuovendo incontri sulla riforma della legge elettorale e sulle proposte del PD a livello nazionale per una rappresentanza alternata donna/uomo nelle liste (50 e 50).

La proposta della “doppia preferenza di genere”, proposta per prima dalla Conferenza modenese, è stata adottata dal PD a livello nazionale nelle ultime primarie.

Sul tema della violenza contro le donne priorità sulla quale ha lavorato la Conferenza regionale delle Democratiche, la Conferenza modenese fa da capofila – grazie al lavoro della sua coordinatrice Caterina Liotti (presidente del Consiglio comunale) e di Maria Merelli (esperta in politiche di genere società LeNove, già consigliera regionale e poi presidente di ERT) del Progetto di Legge regionale di iniziativa popolare contro la violenza sulle donne depositato l’8 febbraio 2013 in Regiona Emilia-Romagna.

Liotti e Merelli sono state rispettivamente responsabile del Progetto di Legge e supporto tecnico del Tavolo regionale che ha prodotto il testo “Norme per la creazione della rete regionale contro la violenza di genere e per la promozione della cultura dell’inviolabilità, del rispetto e della libertà delle donne” (prime firmatarie Liotti Caterina, Lucia Bongarzone, Sonia Alvisi).

L’Esecutivo della Conferenza delle Democratiche di Modena

Caterina Bagni, Serena Bergamini, Maurizia Bonora, Marisa Burchi, Stefania Cargioli, Celeste Caruso, Carolina Cavallo, Raffaella De Santis, Daniela Depietri, Rosa Maria Fino, Susanna Golinelli, Francesca Maletti, Luisa Mestola, Federica Nannetti, Giuditta Pini, Giorgia Rabitti, Antonietta Vastola, Roberta Verdelli.

Coordinatrice Caterina Liotti

 

Vecchi “In Regione si voti con la doppia preferenza di genere”

Il consigliere regionale Pd Luciano Vecchi lancia l’introduzione della doppia preferenza di genere già alle prossime elezioni regionali, nel 2015, in Emilia Romagna. Oggi le consigliere nell’Assemblea legislativa regionale sono 9 su un totale di 50 e solo 5 (di cui 4 del Pd) elette in base al sistema della preferenza unica. “Una situazione inaccettabile – ha commentato Luciano Vecchi – occorre un colpo di reni. Sosterrò la misura della doppia preferenza di genere da inserire nella nuova legge regionale per le pari opportunità e contro le discriminazioni”.

La misura, introdotta dalla Regione Campania, ha permesso, in un colpo solo, di passare da 4 a 14 consigliere regionali. Anche l’Emilia Romagna, alle prossime elezioni regionali, dovrà votare con il sistema della doppia preferenza di genere. Se ne è detto convinto il consigliere regionale del Pd Luciano Vecchi che ha lanciato la proposta nel corso della conferenza stampa di presentazione della raccolta di firme in calce alla proposta di legge regionale di iniziativa popolare contro la violenza sulle donne. Nell’Assemblea legislativa regionale dell’Emilia Romagna attualmente le consigliere sono 9 su un totale di 50 consiglieri e solo 5 di queste (di cui 4 del Pd) sono state elette in base al sistema della preferenza unica (le altre 4 erano nel listino). “Numeri inaccettabili – ha commentato Luciano Vecchi – Occorre un colpo di reni. Occorre che nella nuova legge regionale per le pari opportunità e contro le discriminazione venga inserito anche il meccanismo della doppia preferenza di genere. Il Pd l’ha già sperimentata con le primarie per la scelta dei parlamentari e ha dato ottimi risultati. E’ ora di applicarla anche nelle elezioni regionali”.