In qualità di iscritto al PRC e di Presidente del Gruppo Consiliare PRC della Provincia di Bologna dichiaro la mia uscita dal Partito. Le ragioni di tale scelta stanno nella linea di subalternità politica e istituzionale al PD sancita nel CPF del 17 Febbraio e nel prevalere – all’interno del gruppo dirigente locale come in quello nazionale – di logiche politiciste, tutte rivolte all’occupazione di posti, nelle istituzioni come negli apparati burocratici di Partito.
Altro è il progetto politico che condivido con tante e tanti, dentro e fuori di questo Partito, a cominciare da Tiziano Loreti.
Progetto volto a restituire alle lavoratrici e ai lavoratori, ai ceti deboli di questa società, ai democratici, agli intellettuali non organici al potere mediatico, alle giovani e ai giovani la possibilità di decidere del proprio presente e del futuro, in piena dignità, liberi dalle schiavitù di un lavoro e di una vita resi irrimediabilmente precari dalle leggi del capitalismo liberista.
Nella Federazione bolognese, in città come nella nostra Provincia, abbiamo assistito al protervo tentativo di deleggittimare ogni voce, ogni scelta, ogni atto che andasse nella direzione di legare l’azione politica – nella società e nelle istituzioni – al rapporto con i soggetti sociali, con la cittadinanza.
È prevalsa, anche nel gruppo dirigente locale, la logica del controllo del Partito: in questo ha influito pesantemente il ruolo di Gianluigi Pegolo, Responsabile Nazionale Enti Locali del PRC, venuto a concludere con un cumulo di menzogne (nel più perfetto stile stalinista) l’ultimo CPF.
Così il Partito viene riconsegnato ai vecchi arnesi, ai vecchi volti, ai decrepiti pensieri che hanno come unica preoccupazione la propria sopravvivenza in una decadente casta politicante.
Viene emarginata la Rifondazione Comunista nata e cresciuta dopo Genova, nei movimenti contro la guerra e la globalizzazione capitalista, nel nuovo antifascismo.
Nel corpo vivo del PRC questa Rifondazione Comunista è largamente presente e maggioritaria: a questa va il saluto, il rispetto, l’affetto cementatisi in anni di militanza comune.
Alle donne e agli uomini che la costituiscono va l’augurio di poter continuare a lottare per un altro, nuovo mondo possibile.
Augurio accompagnato dalla consapevolezza che – con loro – sempre ci si batterà sullo stesso lato della barricata.
Sergio Spina