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Dal Circolo Culturale Artemisia Sassuolo, riceviamo e pubblichiamo


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Mi accingo a scrivere questo articolo, auspicando che venga letto da qualche ragazza e anche da qualche giovane mamma, perché credo anche io come la filosofa Marzano che oggi più che mai occorra decostruire le immagini e i modelli proposti dalla TV per permettere alle giovani generazioni di scegliere liberamente il proprio avvenire.

Sono partita da questo pensiero per affrontare un argomento molto caldo: le oltre 100 donne uccise ogni anno per troppo amore, le 1590 che hanno denunciato nei primi 3 mesi del 2010 nel 70% dei casi l’ex partner di persecuzione (stalking).

Donne macellate, soffocate, violentate spesso per incapacità di accettazione da parte del partner di una separazione, ma anche perché molte di loro non accettavano più di stare zitte, volevano essere autonome, libere.

Per molte ragazze oggi la libertà è quella di uscire di sera, di truccarsi vestirsi e fare sesso come vogliono. Non approfondiscono, spesso non hanno gli elementi per farlo, relazioni affettive prima di donare il loro corpo, che appartiene a loro e solo a loro. Dietro molti rapporti non c’è la ricerca di conoscere profondamente il partner, il ragazzo con il quale si esce.

Mi sembra che si stia molto, troppo in superficie nelle relazioni di coppia. Spesso troppo spesso non ci si conosce in profondità.

Gli omicidi sono sempre commessi da mariti, fidanzati, amici, quasi sempre respinti. Ci si chiede come sia possibile ancora oggi, negli anni del “consumo” sessuale, pensare di essere “padroni” di un corpo, non dell’anima, dei sentimenti di una donna.

Penso che questo sia dovuto alla diseducazione all’ascolto, mentre intere serate svaniscono a parlare di tutto e di niente.

Credo che si debba riscoprire l’amore, anche quello platonico, che ti aiuta a crescere e a riflettere, e a studiare il compagno, la compagna con i quali vorresti trascorrere la tua vita.

Fare lezioni d’Amore, già da adolescenti, a scuola, nelle famiglie, ovunque ci siano dei ragazzi e delle ragazze che devono crescere, per diventare adulti affettuosi, rispettosi dei tempi dell’altro, comprensivi.

Ecco perché penso che questa società deve smarcarsi dalla fretta di consumare, il cibo, il denaro, la moda, il sesso. Occorre invece ripensare a tutto ciò dandosi tempo, cercando le ragioni per le quali abbiamo delle storie affettive, a volte anche infelici, ma che tuttavia non devono mai arrivare alle violenze di cui sono soggette le donne, giovanissime e non, spesso anche madri di figli che soffrono queste tensioni .

Infierire sul corpo delle donne è sempre stato un trofeo di guerra, una dimostrazione di forza, per questo si deve insegnare nelle scuole, deve essere un messaggio che passa ovunque sin da bambini che le donne, così come gli uomini, non sono trofei da esibire, né vive, né morte, sono persone e come tali vanno rispettate , sempre, non solo se custodiscono la casa, i genitori, i figli e vanno in ufficio, o in fabbrica, e cucinano e portano a casa il reddito.

Esse sono esattamente come tutti coloro che partecipano a costruire questa società soggetti autonomi, dotate di intelligenza e capacità.

Alla fine di questa calda estate prendiamoci qualche ora per riflettere sul futuro della nostra collettività, facciamo in modo di ridare speranza e dignità al corpo delle donne, alla personalità delle adolescenti, perché prendano coscienza di essere sfruttate già da piccolissime.

Diamo forza ai genitori di ritornare ad essere i primi educatori dei figli, spegniamo il televisore per qualche settimana e parliamo con i nostri ragazzi.

Possiamo partire parlando di noi, delle belle cose che abbiamo fatto ed anche degli errori, senza paura. Ci capiranno e cresceranno meglio.

(Patrizia Barbolini, nonna, Circolo Culturale Artemisia)